Cos’è l’ADHD?
Il Disturbo da Deficit dell’Attenzione con Iperattività (DDAI, o ADHD nella sua sigla inglese) è una condizione neuropsicologica caratterizzata da difficoltà di attenzione, impulsività e iperattività. Rappresenta una neurodivergenza ampiamente diffusa nella popolazione mondiale (Thomas et al., 2015).
Tuttavia, la sua identificazione viene spesso trascurata, a causa di stereotipi radicati. Uno dei più diffusi è che l’ADHD si manifesti solo in maniera “esplosiva”: il classico bambino che disturba la lezione, si alza in continuazione, urla. Ma questa è solo una delle sue possibili espressioni.
ADHD non è solo iperattività
Il disturbo comprende due principali componenti: l’iperattività e la disattenzione (APA, 2013). La seconda è spesso più silenziosa e quindi sottovalutata: il bambino con ADHD può sembrare distratto, sognante, apparentemente disinteressato.
Secondo il DSM-5 (APA, 2013), esistono tre forme di presentazione clinica:
- con prevalenza di disattenzione
- con prevalenza di iperattività/impulsività
- combinata.
ADHD, età e genere femminile
Un altro mito da sfatare è che l’ADHD sia un disturbo che scompare con la crescita. In realtà, i sintomi possono persistere anche in età adulta e influenzare significativamente la qualità della vita (Caye et al., 2016). Inoltre, non è un disturbo tipicamente maschile: nelle donne tende a manifestarsi soprattutto sotto forma di disattenzione, e per questo spesso viene riconosciuto più tardi o erroneamente diagnosticato (Quinn & Madhoo, 2014).
Sintomi dell’ADHD in età adulta
In età adulta, le difficoltà legate all’ADHD si manifestano spesso con:
- Difficoltà organizzative
- Tendenza alla procrastinazione
- Disattenzione frequente
- Impulsività
- Difficoltà nelle relazioni
Le persone con ADHD vivono comunemente esperienze di di fallimenti scolastici, instabilità lavorativa e relazioni affettive conflittuali. Questi elementi possono minare profondamente l’autostima, portando a vissuti di frustrazione o isolamento (Barkley, 2008; Ramsay & Rostain, 2015).
Il lato creativo dell’ADHD
Allo stesso tempo, va ricordato che l’ADHD non è una patologia, un limite di per sé, ma rappresenta un modo peculiare con cui il sistema nervoso organizza l’esperienza (una neurodivergenza), nel quale si denota spesso una forma di pensiero divergente e intuitivo, che può contribuire a:
- spiccate capacità di problem solving
- creatività
- empatia nelle relazioni interpersonali.

Come capisco se sono ADHD?
Oggigiorno molti giovani e adulti si stanno domandando se la propria mente sia o meno “ADHD”, con un misto di ansia rispetto al sentirsi etichettare e sollievo nel poter dare (finalmente) un nome a quel senso di diversità e/o fatica con cui si è combattuto per tutta la vita. Vediamo ora più nel dettaglio come si presenta questa neurodivergenza nella vita quotidiana di persone adulte.
Multitasking sempre e ovunque: ecco come ragiona una persona con ADHD
Alcuni si domanderanno: come fanno le persone ADHD ad avere al contempo così tante difficoltà e così tanti punti di forza, rispetto agli altri? Immaginatelo come un computer che abbia numerosi programmi in esecuzione contemporaneamente. Alcuni saranno attivi in maniera diretta, altri tenuti in background, ma comunque in uno stato di pre-attivazione potenziale. Ecco: se da un lato rischia un sovraccarico o di un crash, dall’altro lato, quando servono velocemente tante informazioni da ambiti diversi, per un’urgenza o priorità, la mente ADHD riesce a dare il meglio di sé!
Crescere con l’ADHD, fra compensazioni e adattamenti
Ciò che spesso, ma non sempre, avviene è che le persone con ADHD sviluppino autonomamente strategie per compensare i loro deficit, strutturando la loro vita attorno ad essi pur non essendone consapevoli. Ciò potrà essere rappresentato da scelte scolastiche, lavorative o anche relazionali. Inoltre, spesso le persone con ADHD compiono grandi sforzi per presentarsi “normali”, camuffando le difficoltà dietro una maschera di iper-efficienza o dedizione al lavoro (masking).
Ciononostante, i sintomi possono continuare ad essere un’interferenza, limitando la vita di chi li presenta. Guardando a come la persona ADHD ha affrontato, ad esempio, lo studio, troveremo spesso bocciature o percorsi scolastici interrotti. In ambito lavorativo, incontreremo licenziamenti o posizioni lavorative inferiori rispetto alle competenze del soggetto.
Le sfide dell’ADHD: gestione del tempo, attenzione e relazioni sociali
Le compromissioni che più spesso vengono descritte nelle persone con ADHD riguardano la pianificazione e l’organizzazione quotidiana, compromissioni che portano ad essere disorganizzate, a procrastinare o a sovrapporre gli impegni.
Chi soffre di ADHD tende a usare agende e sveglie per riuscire a non perdere informazioni importanti ma i deficit di attenzione e memoria interferiscono nella funzionalità di questi strumenti.
La concentrazione sarà spesso fluttuante, alternando fasi di iperfocusing a momenti di incapacità di prestare attenzione. In più questo sarà spesso condizionato da un’alterata percezione del tempo (slugghish cognitive tempo) che porterà la persona con ADHD a “perdersi” nei propri pensieri per poi intraprendere contemporaneamente tante attività in maniera impulsiva.
In merito alla componente sociale e relazionale, questa neurodivergenza può comportare difficoltà nel costruirsi una rete amicale, magari perché si è considerati ritardatari e disattenti o, all’opposto, troppo burrascosi e impazienti. Alle volte riportano di essere visti come strafottenti, poco delicati e poco empatici. In modo più o meno vistoso, le difficoltà relazionali vengono riferite molto frequentemente dalle persone con ADHD, con rischio di isolamento rispetto a una rete amicale e storie sentimentali burrascose e instabili.
ADHD e altri disturbi mentali: la comorbilità
Se ci si domanda come mai una sintomatologia così evidente possa essere sottostimata, la risposta è che spesso ci si trova di fronte ad una sovrapposizione tra quadri clinici (comorbilità).
La presenza di ADHD aumenta la possibilità di sviluppare altri disturbi, quali disturbi borderline di personalità, disturbi d’ansia, quadri depressivi e abuso di sostanze.
Queste ulteriori diagnosi non escludono la presenza di ADHD ma si associano in comorbilità ad esso. Dal punto di vista clinico l’espressione sintomatologica preponderante sarà quella che per prima verrà presa in considerazione.
Il rischio è nell’efficacia dell’approccio terapeutico, soprattutto rispetto all’inserimento di una terapia farmacologica, che risulterà meno funzionale se non verrà adattata al quadro. Diventa quindi sempre più necessario inserire la valutazione dell’ADHD nella presa in carico di una persona che presenta una storia clinica simile a quella descritta.
Come si valuta l’ADHD in età adulta?
Una diagnosi accurata e completa di ADHD in età adulta è fondamentale per distinguere il disturbo dalle altre condizioni cliniche, cogliere eventuali comorbilità e pianificare un intervento efficace. Le linee guida moderne sottolineano che la valutazione diagnostica debba essere multidimensionale, integrando strumenti specifici per l’ADHD con un esame clinico globale e test oggettivi delle funzioni cognitive. In particolare, andrebbero inclusi almeno tre elementi chiave nella valutazione:
Lo strumento che restituisce queste indicazioni è l’intervista semi-strutturata DIVA-5, a cui, secondo la nostra esperienza, è importante affiancare una raccolta anamnestica accurata, l’uso di alcune scale di screening (WURS; ASRS-5) e un approfondimento neuropsicologico che vada a indagare soprattutto le funzioni esecutive, di attenzione e memoria.
L’importanza di una diagnosi accurata (non solo test!)
Più che di “diagnosi”, si dovrebbe parlare di “iter diagnostico“, proprio perché, come spiegato, non basta un semplice test online per valutare una condizione così ampia e soggetta a molteplici aree di potenziale confusione.
Durante la valutazione, infatti, bisogna approfondire anche aspetti della personalità attraverso colloqui clinici, per avere un quadro più completo della storia del paziente e valutare la possibile necessità di un ulteriore approfondimento psicodiagnostico piuttosto che la presa in carico da parte del medico psichiatra.
La possibilità di identificare il quadro potrà favorire la proposta di intervento, l’uso di strategie e valorizzare anche le competenze e caratteristiche positive del soggetto, come ad esempio la sua grande creatività.
Il nostro approccio al Centro Mera-Gorini
Nel nostro studio a Varese, il referente per le attività di valutazione ADHD negli adulti è il Dott. Carlo De Santis, neuropsicologo, dottore di ricerca in neuroscienze cognitive e psicoterapeuta.

Per valutare l’ADHD in età adulta, al Centro Mera-Gorini di Varese ci basiamo su:
- Intervista clinica DIVA-5 (DIVA Foundation, 2020)
- Scale di screening (WURS, ASRS-5; Kessler et al., 2005)
- Valutazione neuropsicologica delle funzioni esecutive, attentive e mnestiche
- Colloqui clinici per esplorare tratti personologici e comorbilità
Un iter accurato permette di differenziare il disturbo da altri quadri e di programmare di conseguenza il tipo di percorso più idoneo, al fine di valorizzare i punti di forza e supportare nelle sfide quotidiane della persona.
Ti accompagniamo a capire come gestire l’ADHD in età adulta
Imparare a conoscere COME funziona la nostra mente, senza giudicare, è un primo passo fondamentale per:
- gestire in modo più efficace le aree di difficoltà, ad es. rendendo più “appetibili” obiettivi di per sé poco interessanti ma necessari, o introducendo qualche routine di decompressione psicofisica che allenta il carico costante di tensione mentale
- iniziare a far fruttare l’enorme potenziale racchiuso nella propria mente, riconoscendo i contesti nei quali si possono esprimere al meglio i propri talenti e conquistando esperienze reali di autoefficacia, davvero preziose per chi si è trovato a vivere, per molti anni, con la sgradevole sensazione di essere “non abbastanza”.
Al Centro Mera-Gorini accompagniamo adulti nel percorso di valutazione dell’ADHD con uno sguardo integrato, che tiene conto delle caratteristiche uniche della persona nella fase di vita in cui si trova.
Se desideri saperne di più o confrontarti su un eventuale percorso di valutazione, puoi contattarci telefonicamente: siamo disponibili per un primo orientamento.
Bibliografia
American Psychiatric Association. (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders (5th ed.). Arlington, VA: American Psychiatric Publishing.
Barkley, R. A. (2008). ADHD in adults: What the science says. Guilford Press.
Caye, A., Spadini, A. V., Karam, R. G., et al. (2016). Predicting persistence of ADHD in adulthood: A systematic review of the literature and meta-analysis. European Child & Adolescent Psychiatry, 25(11), 1151–1159. https://doi.org/10.1007/s00787-016-0829-5
DIVA Foundation. (2020). DIVA 5.0 Diagnostic Interview for ADHD in Adults. Retrieved from https://www.divacenter.eu/DIVA.aspx
Hinshaw, S. P., & Scheffler, R. M. (2014). The ADHD explosion: Myths, medication, money, and today’s push for performance. Oxford University Press.
Kessler, R. C., Adler, L., Ames, M., et al. (2005). The World Health Organization adult ADHD self-report scale (ASRS): A short screening scale for use in the general population. Psychological Medicine, 35(2), 245–256. https://doi.org/10.1017/S0033291704002892
Kooij, J. J. S., Bijlenga, D., Salerno, L., et al. (2019). Updated European Consensus Statement on diagnosis and treatment of adult ADHD. European Psychiatry, 56, 14–34. https://doi.org/10.1016/j.eurpsy.2018.11.001
Quinn, P. O., & Madhoo, M. (2014). A review of attention-deficit/hyperactivity disorder in women and girls: Uncovering this hidden diagnosis. The Primary Care Companion for CNS Disorders, 16(3). https://doi.org/10.4088/PCC.13r01596
Ramsay, J. R., & Rostain, A. L. (2015). The adult ADHD tool kit: Using CBT to facilitate coping inside and out. Routledge.
Thomas, R., Sanders, S., Doust, J., Beller, E., & Glasziou, P. (2015). Prevalence of attention-deficit/hyperactivity disorder: A systematic review and meta-analysis. Pediatrics, 135(4), e994–e1001. https://doi.org/10.1542/peds.2014-3482