di Elisa Rizza

A partire dallanostra esperienza, è ormai condiviso che la separazione e il divorzio possono essere intesi come processi che comportano un’evoluzione delle relazioni familiari sul piano coniugale, che su quello genitoriale che su quello che riguarda l’ambiente esterno (famiglie d’origine, amici, istituzioni all’ interno della comunità). 

La letteratura propone diversi modelli per descrivere le fasi del processo di separazione e divorzio, tra questi ricordiamo il modello di Bohannan (1973). Secondo Bohannan, le persone che si separano devono attraversare sei stadi per elaborare il momento separativo: divorzio emotivo, divorzio legale, divorzio economico, divorzio genitoriale, divorzio dalla comunità e divorzio psichico. Ogni stadio è connotato da diverse caratteristiche psico-emotive.

Si preferisce utilizzare il termine “stadi” e non “fasi” per indicare la dinamicità relazionale presente in ogni passaggio, in quanto si modifica l’individuo, ma anche le relazioni intorno all’individuo, inteso come soggetto all’interno di un sistema dinamico come la famiglia o la comunità.

Si parte dal divorzio emotivo, cioè la situazione di deterioramento nella relazione di coppia, antecedente alla decisione di separarsi. In questa fase spesso la coppia fa richiesta di consulenza e di terapia di coppia. Segue il divorzio legale, ovvero l’ufficializzazione della decisione di separarsi e coincide con la presa di contatto da parte di uno o entrambi i coniugi con un avvocato. Si ricorre al sistema giuridico per determinare sia le questioni patrimoniali che l’affidamento dei minori. Il procedimento giudiziario viene spesso percepito, dai due personaggi coinvolti, secondo una logica accusatoria e sanzionatoria.

Nel divorzio economico si discutono le questioni relative alla suddivisione dei beni e delle proprietà, all’ ammontare dell’assegno di mantenimento al coniuge e ai figli.

Il divorzio genitoriale ridefinisce la relazione come genitori così da continuare ad adempiere agli obblighi educativi e alle responsabilità genitoriali anche a separazione avvenuta. Questo stadio ha strette interferenze con il divorzio economico, in quanto attira rancori e desideri di vendetta in quanto rappresenta l’unico motivo di contatto tra le parti e l’ultima possibilità di ferirsi.

Il divorzio dalla comunità comporta l’equazione “separarsi significa allontanarsi da tutti “. Il divorzio implica anche il mutamento di alcune relazioni sociali, come la famiglia d’origine dell’ex coniuge e con gli amici in comune.

In seguito a queste perdite possono comparire forti sentimenti di solitudine.

Lo stadio più significativo, e maggiormente affrontato durante le fasi finali del processo di mediazione familiare, è il divorzio psichico, ovvero quando le persone separate dovrebbero ritrovare la loro progettualità individuale, la fiducia nelle proprie effettive capacità, senza più contare sulla presenza del coniuge.

La mediazione familiare può affrontare i diversi stadi della separazione, così come li concepisce l’autore; a partire dal divorzio emotivo, in quanto, durante la mia esperienza, mi è capitato di seguire coppie che si recavano in mediazione a seguito di una crisi di coppia, indecise se separarsi o no.

I primi colloqui della mediazione possono servire anche a questo, ovvero aiutare la coppia a comprendere se la mediazione è il luogo adatto, o se necessitano di un invio presso un altro percorso più indicato, come la terapia di coppia. In questo contesto l’analisi della domanda è una parte molto importante del percorso di mediazione, utile a raccogliere aspettative implicite ed esplicite di ognuno dei due.

La mediazione procede in parallelo rispetto al divorzio legale che può essere affrontato, appunto, in sede legale. Il percorso di mediazione è un contesto diverso dove ci si preoccupa di stilare gli accordi che verranno in seguito depositati, in Tribunale, con una focalizzazione maggiore sugli aspetti emotivi e relazionali.

Gli accordi riguardano le questioni economiche, le relazioni genitoriali e la divisione dei beni, esplorando i significati sottostanti ai beni materiali; vengono quindi affrontati quindi gli altri stadi del divorzio. Gli accordi vengono presi rimettendo i bisogni dei figli davanti a quelli dei genitori.

Durante questi stadi avviene la ristrutturazione delle relazioni familiari, in vista della nuova organizzazione familiare.

Durante lo stadio del divorzio dalla comunità, vengono ristrutturate le relazioni rispetto alla comunità, una parte molto importante e significativa, in quanto il singolo individuo non si pone più come “il marito di” o la “moglie di”, ma come “ex marito/ moglie di”, affrontando, in molte occasioni, le dicerie o i pregiudizi che ne possono essere associati.

Nella mia esperienza, spesso si presentano conflitti con la famiglia d’origine dell’ex coniuge, che in molte occasioni, faticano ad accettare la rottura della coppia, a volte celando desideri nascosti di riconciliazione tra i due.

Il divorzio psichico comporta il reinvestimento individuale rispetto alle proprie capacità, e l’effettiva accettazione di ricominciare non più coniuge, ma come persona separata. Rispetto alle coppie con le quali mi è capitato di lavorare, in queste fasi finali, riferiscono di essersi iscritti a corsi individuali per seguire dei nuovi hobby, o di volere reinvestire in una nuova relazione amorosa, a volte già presente.

La mediazione familiare può quindi essere applicata ai diversi stadi del divorzio, in quanto affronta gli aspetti relazionali, emotivi ed economici della coppia, in un’ottica di ristrutturazione delle dinamiche familiari e sociali, considerando l’individuo come immerso in una rete relazionale, nei diversi livelli, ovvero la coppia, la famiglia e la società.

Riferimenti bibliografici:

Bohannan, P. (1973), The six stations of divorce, in Marriage and Family, a cura di M. E., 

Lasswell, Love, III., Scott and C.