IN COSA CONSISTE L’EMDR?

L’EMDR (eye movement desensitization and reprocessing) è un metodo psicoterapeutico per trattare i disturbi legati allo stress, in particolare lo stress traumatico. Mira a supportare il normale processo di autoguarigione dalle ferite psichiche, basandosi sul modello di elaborazione adattiva dell’Informazione (AIP). L’idea è che le esperienze divengono traumatiche quando la mente non può elaborarle, cioè affrontarle e modificarle, inserendole in un senso di continuità esistenziale. In tal modo il trauma rimane, per così dire, un insieme caotico di frammenti di esperienza (suoni, odori, schemi motori, sensazioni fisiche, emozioni primitive, etc.) sempre attivi, come un eterno e angoscioso presente, invece di acquisire la qualità del ricordo passato, tipica delle memorie non traumatiche (per approfondimenti, visita la pagina dedicata su questo sito: trauma e dissociazione).

Contrariamente a quanto di solito si pensa, l’EMDR non inizia e non si esaurisce con la celebre tecnica della stimolazione bilaterale (chiedere al paziente di seguire con lo sguardo le dita del terapeuta che oscillano destra-sinistra, o altro stimolo sensoriale presentato bilateralmente), e non riguarda solo il trattamento dei ricordi traumatici. Al contrario, può essere utilizzato anche per rinforzare ricordi positivi, risorse personali che accrescono il benessere e la resilienza della persona. 

LE FASI DEL PROTOCOLLO

Andiamo ora a vederlo passo per passo. Il protocollo prevede le seguenti fasi di trattamento

  • CONCETTUALIZZAZIONE DEL CASO. È una prima raccolta di informazioni e definizione di un piano di lavoro. Questa fase è fondamentale, molte volte purtroppo capita che i terapeuti propongano di avviare precocemente la “tecnica” della stimolazione bilaterale (la parte più nota ed eclatante del metodo EMDR) su un ricordo focale che, però, non corrisponde ad un pieno riconoscimento del senso del disturbo che si vuole trattare e della sua storia. Si parla di “concettualizzazione del caso” proprio per ribadire come sia importante dare un senso o concetto ai temi che si intende approfondire con l’EMDR. Data l’importanza, l’associazione EMDR Italia propone ai terapeuti dei corsi di formazione specificamente dedicati a questa fase del lavoro clinico. 
  • PREPARAZIONE DEL CLIENTE: si spiega al paziente il metodo di lavoro, si forniscono chiarimenti e rassicurazioni, poi si passa a sperimentare il metodo della stimolazione bilaterale su tematiche neutre o positive, sia per far familiarizzare il paziente con la tecnica e capire quale delle diverse forme di stimolazione è più adatta a lui, sia per rafforzare il suo background di risorse, che lo sosterranno nei momenti difficili dell’elaborazione dei ricordi traumatici. Anche questa fase è importantissima e non va mai trascurata. A volte dura poche sedute, altre volte invece richiede un tempo prolungato (anche diversi mesi) per creare le condizioni necessarie a poter usare l’EMDR sui ricordi traumatici.
  • ASSESSMENT: una volta che sono stati identificati i ricordi-target su cui lavorare e che tutte le risorse necessarie sono state adeguatamente rafforzate, si procede al lavoro analitico sul singolo ricordo. Vengono cioè identificate le diverse componenti della memoria traumatica, che sono: 
    • Immagini (ciò che vedo quando penso al ricordo, ad es. la stanza intorno, lo sguardo dell’aggressore, i colori della luce quel giorno…)
    • Sensazioni fisiche (es. il senso di oppressione al petto, l’affanno, la leggerezza nelle gambe, un formicolio…)
    • Emozioni (paura, terrore, disgusto, rabbia… ma anche auto-compassione, tenerezza…)
    • Convinzioni su di sé che incidono sul modo in cui la persona nell’attualità gestisce la propria vita o si predispone nelle relazioni significative. Queste convinzioni o “cognizioni”, solitamente negative, devono riguardare capacità o caratteristiche del Sé (vengono espresse con frasi che iniziano con “io…”, ad es. ad es. “io sono impotente”) ed essere il risultato del modo in cui la persona ha vissuto l’esperienza traumatica originaria. Con l’EMDR si cerca di depotenziare la presa della convinzione negativa, andando poi a rinforzare una convinzione su di sé positiva e più adattiva (ad es. “sono capace di affrontare la situazione”). 
  • DESENSIBILIZZAZIONE: questa è la fase “famosa” in cui si applica la stimolazione bilaterale. Lo scopo è di depotenziare l’impatto disturbante delle componenti negative del trauma, facilitando la loro elaborazione. Partendo dall’immagine più disturbante o rappresentativa dell’evento, si chiede alla persona di lasciare fluire la coscienza, cioè di lasciare che la mente, in modo spontaneo, si muova fra ricordi, associazioni, immagini, sensazioni. Nulla di così nuovo: già Freud applicava la tecnica delle libere associazioni come metodo psicoterapeutico. La cosa particolare è che nell’EMDR la fluidità del processo viene sostenuta dalla contemporanea presentazione al paziente degli stimoli bilaterali (visivi, tattili, uditivi), che si suppone faciliti la comunicazione inter-emisferica nel cervello, e quindi una riorganizzazione dei ricordi anche a livello neurale (sono ipotesi, molto accreditate, ma solo ipotesi). 

Questo è un processo a volte lungo ma affascinante e creativo che, pur senza seguire un sentiero lineare, aiuta a rimettere a posto i vari “tasselli”, lasciando alle persone la sensazione che il ricordo possa finalmente essere accettato e lasciato andare come un normale ricordo del proprio passato, verso cui proviamo affetto, nostalgia, malinconia, ma senza più quel carattere di “sequestratore di emozioni”, o di invasore, che aveva prima.

  • INSTALLAZIONE DELLA COGNIZIONE POSITIVA: Terminata la fase di desensibilizzazione, si procede sempre con la stimolazione bilaterale ma allo scopo di rafforzare le convinzioni positive desiderate.
  • CHIUSURA: anche quando le sedute rimangono “incomplete” (il ricordo non è stato del tutto elaborato), ci si assicura che il paziente lasci la stanza di terapia in uno stato emotivo di sufficiente equilibrio. Si suggerisce anche di tenere un diario settimanale dove annotare le eventuali elaborazioni spontanee che spesso proseguono anche dopo la seduta di EMDR (per es. nei sogni, nelle intuizioni improvvise, etc.). 
  • RIVALUTAZIONE: alla seduta successiva, si valuta quanto il lavoro precedente è stato consolidato, se ci sono stati sviluppi, cosa ancora rimane da fare, etc. La scansione corporea è molto preziosa, permette di identificare nel corpo eventuali residui di disagio, come tensioni emotive palpabili a livello muscolare, o altre sensazioni che le persone possono riportare a livello somatico.

Il lavoro su PRESENTE E FUTURO

Sebbene si parli di 8 fasi del protocollo, quelle si riferiscono al modo di affrontare i ricordi target o traumatici. In realtà, l’EMDR deve andare avanti affrontando anche gli aspetti del presente e del futuro della persona. 

Una volta che tutti i ricordi negativi più rilevanti sono stati affrontati ed elaborati, bisogna passare ai momenti del presente nei quali il soggetto si trova ancora in difficoltà, per elaborarli e facilitare l’acquisizione di una capacità di gestione più efficace degli stessi. 

Quindi, ci si predispone a lavorare sul futuro, immaginato: si chiede alla persona di anticipare come potrebbe reagire o vivere determinate esperienze sfidanti nel suo futuro, e si cerca poi di favorire la capacità di immaginarsi scenari futuri connotati da senso di efficacia personale e sicurezza, sempre mediante le tecniche sperimentate nelle fasi del protocollo. 

QUANTO DURA UN PERCORSO DI EMDR?

Non ci sono regole, tranne non avere fretta! 

Spesso leggo su blog o libri che l’EMDR “cura” in poche sedute. Sbagliato! Non ci sono dei tempi prevedibili, a volte bastano davvero 3 o 4 sedute per “elaborare” un ricordo, ma molte altre volte ci si scontra con difficoltà, difese, o semplicemente con la grande complessità della situazione, richiedendo dei tempi anche molto lunghi per il singolo ricordo. 

Se poi si considera che per svolgere un buon lavoro bisogna favorire l’elaborazione di diversi ricordi-target, capite come il tempo non possa certo essere breve. Sono processi naturali e come tali devono rimanere, non li si può forzare, e anzi, a volte un apparente “rallentamento” (una fase di stallo, o di difficoltà inaspettata), può rivelare che dietro il ricordo prescelto ci stanno altri aspetti della vita della persona più importanti, e che non era possibile vedere prima.

In ogni caso le sedute con EMDR non sono l’intervento in sé, ma rientrano all’interno di un percorso clinico più ampio, che prevede una fase di consultazione e un tempo preliminare, indispensabile, per costruire la relazione terapeutica e individuare le specificità della persona, delle quali il clinico dovrà tenere conto per far sì che l’intero percorso sia sensato ed utile. È buona norma concordare col cliente un percorso a medio-termine dopo il quale si fa un bilancio del rapporto obiettivi-cambiamenti conseguiti e dei processi che l’hanno determinato, per poter ridefinire il percorso in atto o approcciare la sua risoluzione.

QUANTO DURA UNA SEDUTA EMDR?

In genere una seduta di EMDR dura quanto una qualsiasi altra seduta di psicoterapia (circa 50 minuti). Tuttavia può essere concordato di fissare sedute più lunghe (per es., 90 minuti) per facilitare l’immersione nei processi di elaborazione, a patto che tale condizione non provochi un carico emotivo eccessivo per la persona.

CI SONO RISCHI ASSOCIATI ALL’EMDR?

Come qualunque intervento di tipo clinico, anche l’EMDR implica degli “effetti collaterali”, il cui peso è però solitamente congruo alla capacità di farvi fronte da parte del paziente e della coppia paziente-psicologo. È prevedibile che durante le sedute e fra una seduta e l’altra (nel mezzo del processo di elaborazione) possano riattivarsi affetti intensi e dolorosi, proprio come parte dello “sblocco” di un processo che si era arrestato. 

Il clinico deve informare il paziente di questa eventualità e, per lo stesso motivo, viene spesso suggerito di compilare il diario delle esperienze fra una seduta e l’altra, per poterne poi parlare ed affrontarle insieme. Ad ogni modo, se condotto da un clinico adeguatamente formato, con un costante ascolto delle aree di fragilità del paziente e alle sue risposte ai diversi interventi, l’eventuale stress in eccesso può fare la sua evoluzione e naturalmente rientrare, man mano che l’elaborazione procede.  

Come altri interventi clinici, anche per l’EMDR è importante stabilire le condizioni di applicabilità, le condizioni di indicazione, e le contro-indicazioni, per evitare di infondere disagi iatrogeni, come potrebbe accadere se utilizzassimo un antibiotico a base di penicillina essendo allergici a questa sostanza.

Molte volte mi capita di essere contattata proprio per la mia formazione nell’EMDR. Tutte le volte rispondo alle persone che non è detto che l’EMDR sia la soluzione giusta ai loro problemi, dobbiamo conoscerci e valutarlo insieme. Ribadisco: l’EMDR non è una panacea per qualsiasi disagio, nasce come metodo mirato al trattamento del trauma psicologico, non può essere esteso tout court a qualsivoglia genere di sintomo psicologico, e non è un metodo adatto a tutti. Un clinico responsabile deve chiarire queste cose con i clienti, specialmente in un’epoca come questa, dove si pretende di avere risposte chirurgiche a problemi talvolta molto complessi. 

CHI PUO’ PRATICARE L’EMDR?

Alla luce delle considerazioni sopraindicate, è oltremodo fondamentale che la pratica dell’EMDR sia riservata a psicologi abilitati alla professione e che abbiano conseguito o stiano per ultimare un percorso di formazione specialistica in psicoterapia, proprio perché l’EMDR è un metodo di intervento, ma non potrà mai sostituirsi alla competenza clinica propria del professionista, che in questo caso è uno psicoterapeuta. 

I corsi di formazione EMDR prevedono delle sessioni pratiche, accanto alle lezioni teoriche, dopo le quali è comunque indicabile seguire un percorso di supervisione con un clinico esperto che possa affiancare nelle fasi iniziali dell’acquisizione di questo metodo. Data la recente notorietà pubblica del metodo (che talvolta sfocia in banali quanto pericolose generalizzazioni o attività di marketing), è importante affidarsi ad un professionista riconosciuto e valido in senso ampio, non solo per la parte di EMDR.

Per approfondimenti:

associazione EMDR Italia

pagina di questo sito dedicata al trauma psicologico