A cura di Maria Fusetti

Verso i 2-3 anni il bambino è nella fase in cui comincia a costruire il proprio “io”. Ora inizia a percepirsi come entità unica e separata da altri con propri pensieri, emozioni e “potere decisionale”.

Fino a questo momento è sempre stato completamente dipendente dalla sua figura di riferimento (generalmente la mamma) che lo nutriva, lo faceva giocare, anche la sua parte emotiva dipendeva dallo stato d’animo della figura adulta dalla quale assorbiva ogni emozione positiva o negativa (tranquillità, rabbia, nervosismo…). Il bambino inizia ad essere consapevole del fatto che può fare queste cose da solo. Può mangiare o bere da solo, può scegliere con cosa giocare e, soprattutto, comprende che non solo può arrabbiarsi, ma può anche fare arrabbiare la mamma. I frequenti rifiuti, le trasgressioni ed opposizioni fanno parte di questo processo di crescita ed hanno il significato di consolidare il proprio io che si sta formando.

LA FUNZIONE GENITORIALE

                In questa fase di crescita del bambino i genitori si troveranno davanti dei “piccoli adolescenti” che, sempre più di frequente, disattenderanno le loro richieste con dei decisi no o trasgrediranno alle regole che, fino a poco tempo prima, rispettavano senza opporsi; vorranno decidere autonomamente e, se ostacolati dai genitori, saranno pronti a lanciare urla o buttarsi a terra anche in luoghi e momenti meno opportuni.

                Questa tappa di sviluppo, molto importante per il bambino, può mettere fortemente in crisi i genitori facendo suscitare in loro varie emozioni che possono andare dalla rabbia, al senso d’impotenza ed inadeguatezza, allo smarrimento. Le domande che i genitori si pongono possono essere: “Cos’è successo al mio bambino, non è mai stato così, come posso fare a tenerlo?”, oppure “Non mi ubbidisce più, non mi ascolta. Lo sgrido o lo lascio fare?” Spesso i genitori si trovano in forte difficoltà nel gestire questi momenti e si aprono due probabili scenari:   da un lato c’è chi pensa sia giusto non contrariarli e permettere loro di fare tutto ciò che vogliono, dall’altro c’è chi si pone in modo sempre più rigido negando qualsiasi richiesta ed intensificando le sgridate e le punizioni per far capire al bambino che è l’adulto a comandare.

                Generalmente questa è una fase temporanea destinata ad affievolirsi col tempo, ma durante la quale è importante adottare un atteggiamento flessibile, cioè fermo ed elastico allo stesso tempo, alternando momenti in cui permettere al bambino di sperimentare queste nuove competenze appena acquisite, a momenti di contenimento in cui si esercita la propria funzione genitoriale.

Qualche strategia educativa…..

                Se il vostro bambino vuole “fare da solo” e ciò non lo mette in pericolo, lasciatelo fare e rinforzatelo con frasi come: “Bene! Vedo che riesci a fare da solo”, oppure se è in un momento di opposizione e si rifiuta di fare qualcosa, gli si può proporre di farlo insieme, se rifiuta si rimanda la richiesta dicendo. “Vedo che adesso non vuoi. Va bene lo farai più tardi”, accertandosi che ciò avvenga. L’educazione alimentare non viene esclusa da questo complicato ma importante momento in cui il bambino utilizza anche il cibo per affermare la sua presenza nel mondo attraverso l’opposizione. Il bambino è in grado di percepire l’ansia dei genitori quando rifiuta di mangiare e spesso capita che chieda di consumare il suo pasto sul divano davanti alla televisione o, comunque, in luoghi non appropriati o che pretenda di nutrirsi con alimenti inadeguati (es. cenare con caramelle). In questo caso sarebbe opportuno riconoscere la sua volontà di fare da solo, ma restando fermi sul fatto che debba farlo a tavola e mangiare quello che la mamma ha cucinato per lui. Tante volte i bambini, messi di fronte a questa scelta, rifiutano il cibo. Pazienza! Non succede nulla, mangerà di più il pasto successivo.

                Gli esempi potrebbero essere tanti, ma l’importante è riuscire a riconoscere al bambino il suo desiderio di differenziarsi senza però perdere il proprio ruolo genitoriale. Il bambino ha bisogno di avere davanti a sé un adulto sicuro e determinato, capace di contenerlo nei momenti in cui “perde il controllo”.

                Questo periodo può essere una “buona palestra” per preparavi ad accogliere questa fase quando si ripresenterà con impeto nell’età dell’adolescenza!

Bibliografia

T. Berry Brazelton (2017).   Il bambino da 0 a 3 anni.  BUR Rizzoli editore

Counseling di Accompagnamento alla genitorialità

Si rivolge a persone che, per motivi diversi, vivono delle fatiche nello svolgere il loro ruolo genitoriale. Tale intervento mira a migliorare la relazione con i figli, gli stili educativi e comunicativi in famiglia, attingendo alle proprie risorse e rafforzando la naturale competenza genitoriale.

Maria Fusetti

Educatrice professionale, Counselor sistemico-Relazionale dell’Età Evolutiva e Mediatrice Familiare

Per informazioni e appuntamenti: +39 351 921 9207